El Balina
La simpatica carta d'identità qui
accanto (dell'anno quinto dell'era fascista) apparteneva al mio nonno materno. Quando da bambino mi recavo in vacanza
nel paesello d'origine della mia mamma, in provincia di Brescia, alla domanda "Chi sei?" bisognava che
rispondessi: "Sò 'l fiöl de la Rina del Balina" (sono il figlio
della Rina del Balina). La consegna veniva
dalla mie zie, che attribuivano quel soprannome alla particolare abilità del
nonno in un gioco antico, di cui però non sono ancora riuscito a trovare
informazioni. Sperando che non si rivolti nella tomba, a me piace pensare che in
verità raccontasse un mucchio di balle, "qualità" di cui la natura
ha generosamente dotato anche me. In fondo, scrivere romanzi è una
specializzazione, una forma evoluta, artistica, del dire fanfaronate.
Se crediamo alla psicanalisi, il bambino che ha bisogno di farsi notare può
piangere, fare dispetti ai compagni, smettere di mangiare, mangiarsi le unghie,
procurarsi ferite e perché no, anche stupire esagerando i suoi racconti (ho
fatto tutto questo!).
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